Una leggenda narra che intorno al 1600 un veliero stesse navigando in un mare in burrasca e che fece naufragio sulle rocce della spiaggia di Pizzo. I marinai fecero voto a Maria Santissima di Piedigrotta, rivolgendosi ad un quadro che si trovava nella cabina del comandante, di erigere una chiesetta in suo onore se avessero tutti toccato terra salvi. I marinai si salvarono tutti e insieme a loro anche il quadro della Madonna di Piedigrotta. I pescatori allora scavarono una grotta, costruirono un altare e vi posero il quadro. In seguito fu eretta anche una torre e vi fu posta la campana che si trovava sul veliero naufragato. Passarono duecento anni e la chiesetta rimase così. Solo alla fine del 1800 inizio 1900 un artista del luogo, un certo Angelo Barone, volle edificare una chiesetta. Vi lavorò assiduamente e riuscì così dopo tanti anni a ricavare una chiesetta nella grotta, abbastanza grande da poter contenere tutte le statue che mano mano negli anni scolpì sui grossi blocchi di tufo.
Alla sua morte il figlio, Alfonso Barone, riprese l'opera incompiuta dal padre. Scavò ancora nel cuore della collina, creò quindi altre statue, capitelli e bassorilievi. Vi lavorò anch'egli fino alla morte. Nel 1960 lo scultore Giorgio Barone, nipote dei due artisti, di ritorno dal Canada restaurò gran parte delle statue presenti e vi aggiunse due medaglioni: uno raffigurante Papa Giovanni XXIII e uno John Kennedy.
La Chiesa di Piedigrotta
Pizzo Calabro

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